(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) – Roma, 18 mag – “Durante la pandemia le imprese hanno fatto ricorso in misura massiva a moratorie e finanziamenti bancari garantiti dallo Stato. Sono circa 1,3 milioni per oltre 140 miliardi i finanziamenti sospesi alle Pmi grazie alla moratoria introdotta a marzo 2020 e scaduta e non rinnovata a dicembre 2021; il Fondo di garanzia Pmi da marzo 2020 ha garantito circa 2,7 milioni di operazioni per circa 240 miliardi di finanziamenti; Garanzia Italia di Sace ha garantito 5.000 operazioni per 24 miliardi.
Misure determinati per la tenuta del sistema produttivo, ma inevitabilmente hanno lasciato le imprese piu’ indebitate e un sistema che fa un balzo indietro significativo rispetto a quell’importante percorso di irrobustimento dei bilanci realizzato prima della pandemia.
Occorre individuare misure, anche fiscali, e semplificazioni regolamentari da adottare per consentire il rafforzamento della struttura finanziaria delle imprese, aumentandone patrimonializzazione e accesso a fonti finanziarie alternative come i mini bond, lavorando sui massimali di utilizzo”. Lo ha detto Emanuele Orsini, vice presidente di Confindustria per Credito, Fisco e Finanza durante un convegno organizzato dal CreaRes in collaborazione con Intesa Sanpaolo.
Il ricorso a tali misure, secondo l’analisi del nostro Centro studi, ha determinato un forte aumento del peso del debito delle imprese industriali misurato in anni di cash flow necessari per ripagarlo (passato dai 2 anni del 2019 ai 3,2 bel 2021). Per le PMI, il rapporto tra debiti finanziari e capitale netto e’ aumentato al 72,8% da 66,9% nel 2019, dopo essere progressivamente diminuito a partire dal 2011.
Dunque, siamo tornati indietro di 4 anni rispetto al processo di riduzione del leverage e rafforzamento della struttura finanziaria.